Questa operazione è per me come seminare. Saprete certamente come è difficile reperire delle piante crestate franche ma è sicuramente più facile ed economico trovarle innestate. Certo, bisogna accontentarsi, ma si può di sicuro raggiungere lo stesso obiettivo isolandole dal tutore e farle poi radicare.
E’ quindi da qualche anno che procedo in questo senso poiché, bene o male (cioè con difficoltà!), sono riuscito a procurarmi da alcuni vivaisti dei soggetti crestati innestati e, sperimentare alcune tecniche utili per la radicazione, nei periodi primaverili lascio lavorare la mia lametta.
Nelle foto che seguono, precedute da quella che testimonia gli avvenuti tagli, elenco il lavoro di questi giorni.
Tutte sono lasciate asciugare per una decina o più giorni (dipende se il tempo è umido e meno) ma sicuramente le Mammillarie, Candida, Geminispina nobilis e Tolimensis non porranno grossi problemi mentre dovrò essere molto paziente con il Ferocactus glaucescens, di più ancora che l’Echinocereus brandegei e…sperare per il Lophoturbin di cui, essendo un ibrido, non ho riferimenti certi o affidabili.
La mia tecnica: un vasetto con composta minerale di lava, pomice e akadama nella stessa proporzione e nei due cm finali un miscuglio di akadama e farina di pomice. Miscuglio poiché la farina assoluta compatterebbe e l’akadama porterebbe umidità in eccesso; poggio quindi su questa base le talee (che assolutamente non affondo!) e lascio fare al tempo. La curiosità nel controllare l’eventuale nascita di radicare può far abortire il tentativo quindi….pazienza certosina.